Sì agli incontri con i familiari più stretti, alla ripresa delle attività sportive anche lontano da casa purché a distanza dagli altri e alle cerimonie funebri con massimo 15 presenti e prezzo delle mascherine bloccato a 0,50 centesimi. Saranno ancora vietati gli spostamenti da regione a regione. Questi sono alcuni dei provvedimenti che saranno validi dal 4 maggio e che sono stati annunciati ieri sera in conferenza stampa dal primo ministro Giuseppe Conte.
Si parte verso la fase 2, un periodo di convivenza con il Coronavirus e le autocertificazioni, ma i punti interrogativi rimangono. Conte ha detto che dal 18 maggio potranno riaprire biblioteche, musei, negozi con vendita al dettaglio (non è stato specificato le categoria di vendita) e potranno riprendere ad allenarsi le squadre professionistiche, ma è sconcertante la situazione dei bar, dei ristoranti, dei parrucchieri, dei centri estetici e degli alberghi, i quali potranno riaprire (sempre che non ci sia una modifica in corso) a partire dal primo giugno. Un periodo di tempo troppo lungo per un settore che sta vivendo una crisi profonda, che a malapena riceve 600 euro e che, per come ne ha parlato Conte, sembra una specie di vittima sacrificale sull’altare della salute.
In altre parole, la riapertura dell’Italia non è ancora così tanto graduale. Intanto i numeri di ieri del Covid-19 parlavano di 2.324 contagi, 1.555 dei quali in sole tre regioni (Lombardia, Piemonte ed Emilia-Romagna), quindi nelle restanti 17 regioni ci sono stati meno di 800 contagi (meno di un terzo). Invece di dare respiro all’economia riaprendo regioni che hanno una situazione più controllata, perché si continua a tenere bloccata un’intera nazione?
RIPRODUZIONE RISERVATA.
SI RICHIEDE LA CITAZIONE IN CASO DI UTILIZZO TOTALE O PARZIALE DEL MATERIALE.