La Coppa Italia 2019-2020 si è conclusa ieri sera nel deserto sugli spalti dello Stadio Olimpico di Roma con la vittoria ai calci di rigore del Napoli contro la Juventus, battuta per 4-2 dagli undici metri dopo che i 90′ (niente supplementari, decisivi gli errori di Dybala e Danilo e la quarta trasformazione ad opera di Milik) si erano chiusi sullo 0-0. Successo meritato per i campani, più volte andati vicini al gol (ci sono state un paio di parate impegnative da parte di Buffon) e a tratti sfortunati (pali per Insigne al 25′ ed Elmas al 92′).
La sesta Coppa Italia del Napoli coincide con il primo titolo in panchina per Gennaro Gattuso, arrivato a dicembre al posto del suo mister negli anni gloriosi al Milan Carlo Ancelotti e bravo nel rigenerare una squadra che si stava sfracellando; e anche per il direttore sportivo Cristiano Giuntoli, che comunque già aveva alzato due trofei al cielo con il Carpi: i campionati di Lega Pro Seconda Divisione nel 2011 e di Serie B nel 2015, appena prima di congedarsi e fare il salto di livello all’ombra del San Paolo. Insieme a lui, da due anni, c’è anche il preparatore dei portieri Roberto Perrone, capace di forgiare/valorizzare nell’antistadio del Cabassi i vari Sportiello, Colombi, Gabriel e Belec.
Il torneo si tinge maggiormente di biancorosso perché per la prima volta il titolo di capocannoniere se lo aggiudica, in coabitazione con l’ascolano Gianluca Scamacca, un giocatore del Carpi: Michele Vano, autore di 4 reti in 2 partite contro Livorno nel Secondo Turno (1-0 al Picchi) e Cittadella nel Terzo Turno (tripletta nel pazzesco 3-3 del Tombolato che però vide alla fine prevalere i veneti per 5-4 ai rigori). Dagli Ottavi di Finale, con l’ingress0 delle big della Serie A, la concorrenza si era fatta agguerrita ed intrigante, ma nessuno tra Insigne del Napoli (3 gol), Lukaku dell’Inter, Dybala e Cristiano Ronaldo della Juventus (tutti fermi a 2) è riuscito a superarlo. Eppure il 16 gennaio, quando sono partiti gli Ottavi, non sembrava fiducioso di poter mantenere il primo posto fino all’ultimo atto (“non spero di restare primo più di tanto”).
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