nella foto di copertina : polvere di stelle nella notte d’estate ; ascesa, trionfi e malinconico declino di un grande del basket
Con l’intervista rilasciata al massimo depositario del verbo Messiniano su Repubblica Bologna, il sommo Walter Fuochi, Ettore Messina ha definitivamente rotto il cordone ombelicale che, anche a migliaia kilometri di distanza, l’ha sempre tenuto legato a Bologna e in particolare alla Virtus per 20 anni.
Troppo intelligente l’Uomo per essersi lasciato scappare affermazioni non volute, se ad una dichiarazione di facciata “io non sarò mai un nemico della Virtus”, hanno fatto seguito una serie di considerazioni sgradevoli ed anche inopportune che hanno avuto il potere di alienargli le ultime simpatie di quella stragrande maggioranza dei tifosi che il 29 dicembre, non dimentichiamolo, gli hanno pur sempre tributato 5 minuti di applausi che sono riusciti visibilmente a commuovere un cuore di pietra come lui.
Dicono a Milano “ofelè fa el to mestè”, per i non milanesi “pasticciere fa il tuo mestiere”, così come non è automatico che un grande giocatore sia un grande allenatore e viceversa (nessuno ricorda il Messina giocatore di basket, semmai di tennis), allo stesso tempo non è detto che un grande coach possa essere un grande dirigente.
A Messina vanno ricnonosciute doti non comuni di gestione di gruppi di uomini, non solo nel basket, da cui è sempre riuscito ad ottenere il 100 % di rendimento e quindi di risultati. Non si è limitato negli anni ad allenare ma ha messo a frutto l’esperienza accumulata per tenere conferenze, seminari e corsi di coaching per manager aziendali in diversi settori.
Che questo potesse tornargli utile nella sua nuova duplice veste, inedita, di coach factotum – plenipotenziario dell’ Olimpia targato da 11 anni Armani. era una scommessa e come tutte le scommesse presentano dei rischi. Un dirigente di grande statura deve possedere una visione a 360° supportato da un carattere idoneo. La diplomazia e la capacità di smussare angoli sono al primo posto delle qualità indispensabili, doti queste spesso in antitesi a quanto richiesto ad un guru della panchina.
Dopo i confetti e le luminarie del suo arrivo, l’ambiente del basket meneghino ha dovuto constatare che l’immagine del Messina coach vincente era uno sbiadito ricordo. La costruzione della squadra, nonostante la solita profusione di mezzi come minimo tre volte superiore alle altre Italiane più ambiziose (leggi Bologna e Venezia), ha lasciato perplessi con alcune scelte incomprensibili. Ma la gestione del gruppo, fiore all’occhiello della “casa Messiniana”, è stata anche peggio.
Per due-tre mesi il gioco stentava, per usare un eufemismo, in compenso le conferenze stampa erano monologhi infarcite di accuse ai giocatori che non offrivano il rendimento sperato. Finchè qualcuno deve avergli fatto notare che quegli stessi giocatori lui aveva scelto e poi allenati, pertanto qualche colpa avrebbe dovuta rivolgerla anche al plenipotenziario (sempre lui), che li aveva scelti. Dopo il bastone, tanto, sono arrivate qualche carote che, visti i risultati, non sono servite.
L’Olimpia della infausta stagione 2019-2020 verrà ricordata per una grande incompiuta : non giocava male in assoluto, non difendeva nè attaccava male, semplicemente falliva i tiri decisivi sia nella gara che all’interno dei possessi determinanti ai fini del risultato.
Che sulla panca bianco rossa le cose non funzionassero secondo le aspettative lo dicevano i labiali del coach che passava più tempo a litigare platealmente col suo staff durante la gara che non a dirigere le operazioni dei suoi.
Per questo le sue dichiarazioni nell’ultima intervista sono apparse come un maldestro tentativo di giustificare e nascondere l’epilogo di una stagione fallimentare. Per tentare di salvare la propria immagine ha però ottenuto un effetto boomerang : dare del pagliaccio a un imprenditore come Zanetti che si era semplicemente limitato a parlare di dispetti di Milano non pare la genialata del secolo, anche perchè ci sono prove inconfutabili che azioni di disturbo siano realmente avvenute.
Nell’ultimo anno è avvenuta una novità importante che ha spiazzato l’ambiente Milanese dell’Olimpia, la Virtus ha costruito una squadra vincente che avrà almeno un altro campionato di conferme, visti i contratti biennali o addirittura triennali. Milano l’eterna favorita, come l’ha definita Sasha Djordievic non ha più, presso i giocatori Italiani di alto livello, quell’attrazione esercitata negli ultimi anni. Dopo le numerosissime vicende dei giocatori presi e mai o scarsamente utilizzati, il luccichio dei soldi freschi messi generosamente sul piatto da Re Giorgio, non è più sufficiente specie per giocatori giovani che rischiano, a sventolare gli asciugamani al Forum, di bruciarsi la carriera.
Infine le costanti citazioni dell’avv. Porelli dovrebbero anche far ricordare che, se vuoi essere credibile, qualche volta dire la verità non guasterebbe, sostenere che la chiusura anticipata del torneo non sia dipesa dall’Armani può essere vero ma onestà vorrebbe che, se c’è una società che ha stappato champagne come avesse vinto lo scudetto, questa sia proprio squadra meneghina.