nella foto : Alessandro Abbio ultimo virtussino ad essere nominato MVP della Supercoppa Italiana, pur nella sconfitta in finale 66-59 con la Fortitudo, correva l’anno 1998.
Ecco la Supercoppa Italiana 2020, col sorteggio di questa mattina alla Segafredo Arena, è stato delineato il percorso del prossimo week end di basket a Bologna. Apriranno le danze l’Armani AX Milano opposta all’Umana Reyer Venezia alle ore 18, mentre alle 20.45 scenderanno sul parquet Virtus Segafredo e Banco di Sardegna Sassari. Quindi le due semifinali più attese e logiche, guarda caso, sono uscite dal sorteggio, una bella fortuna per il movimento cestistico, in tempi normali il pienone di quasi 10 mila posti sarebbe stato garantito e la squadra di casa ne avrebbe potuto trarre un certo vantaggio per la spinta dei suoi tifosi.
Si vede che questo trofeo non è nei destini della Vnera : la sua conquista è quella più antica nel palmares Virtussino ben 25 anni un quarto di secolo, una sola volta ha alzato questa Coppa e a farlo fu capitan Brunamonti appunto nel 1995, da allora la Virtus ha disputato ben sette finali, tutte mancate. Magra consolazione fu il titolo di MVP assegnato ad Alessandro Abbio nel 1998 in un derby amarissimo 66-59 per la Fortitudo.
Ben 7 fallimenti e delusioni anche per le Virtus migliori della storia, una vera ignominia per una Società che ha sempre avuto la fama di vincente, addirittura la Supercoppa è l’unica manifestazione in cui si ribaltano completamente le consolidate gerarchie cittadine, la Fortitudo ha disputato due finali e le ha vinte entrambe, mentre la Virtus le ha steccate tutte.
Certamente i record, anche quelli negativi, sono fatti per essere superati e anche sconfitti, tuttavia a questo punto della stagione è impossibile fare, non si dice pronostici, ma anche solo ipotizzare un rendimento e dei valori delle 4 formazioni in campo. Se il basket fosse logica Milano, l’eterna favorita come ha detto Sasha Djordievic, dovrebbe vincere il trofeo a mani basse e, con la stessa logica, dovrebbe anche aver conquistato almeno 5-6 scudetti negli ultimi 10 anni.
La logica dunque direbbe Milano, col roster più completo ed infinito, da cui Messina può attingere per comporre quintetti di ogni genere, si è anche radunata molto prima di tutti e ha dunque, come minimo, 10 giorni di preparazione in più nelle gambe che, a metà settembre, sono un’enormità. Tanto per fare un esempio Sassari ha inserito Tillman soltanto da due gare.
Terrei in debita considerazione Venezia che praticamente ripropone un copia e incolla della passata e non conclusa stagione. De Raffaele è un conservatore ha un giocatore come Austin Daye le cui difficoltà di gestione richiedono di concentrare gli sforzi di tutto lo staff restando poco tempo per gli altri, potrà avere problemi di preparazione la squadra oro granata ma gioca a memoria e quando conta davvero, e questa è una di quelle occasioni, state certi che saprà dire la sua.
Inutile dire che a questa speranza è collegata quella bianconera di mettere finalmente le mani sullo sfuggente trofeo : sperare che Venezia faccia fuori Milano non è nè utopia nè tanto meno follia, prima però bisogna battere Sassari, un bel problema. La formazione di Sardara ha già avuto un primo successo dal sorteggio, scansando Milano, non vorrà perdere l’occasione di disputare la finale. Ha allestito una formazione di spessore, pur avendo perso Pierre, ha immesso Burnell e Tillman di grande esplosività, ha mantenuto il croato Bilan, ha affiancato a Spissu un tipo mordace come Pusica (chiedere informazioni a Delfino nel caso), insomma come sempre la banda Pozzecco è un brutto cliente.
La Virtus è, insieme a Venezia, quella più in ritardo di preparazione. Ci sono motivi contingenti quali malanni vari, altri datati (la quarantena protratta ad alcuni mesi non ha lo stesso impatto su tutti gli atleti), difficoltà previste e impreviste dell’inserimento dei nuovi arrivi.
Sta lavorando moltissimo la Virtus, e non potrebbe essere altrimenti, perchè Tessitori, Alibegovic, Adams e Abass sono quattro elementi che possono e debbono far fare alle Vnere un salto di qualità ma, le sei gare fin qui disputate, hanno detto che la strada è ancora lunga. Gli altri giocano a memoria e costituiscono un meccanismo che fino a marzo si è inceppato poche volte, ripetersi non è mai facile ma Djordievic ha l’interruttore per accendere la luce del suo gioco e si chiama Milos Teodosic, quando conta, come tutti i fuoriclasse, il Serbo prende in mano la bacchetta e dirige la sua orchestra. La conquista della Supercoppa passerà molto dalle sue mani, gli altri dovranno farsi trovare pronti e mordere in difesa come hanno dimostrato di saper fare.