Andrea Ferretti, nuovo attaccante del Carpi, è stato presentato questo pomeriggio allo Stadio Cabassi. Lo Squalo, svincolatosi dalla Triestina, è tornato a vestire la maglia biancorossa dopo sette anni (si congedò nel 2013 dopo la promozione in Serie B) e ha esordito ieri segnando il definitivo 4-1 contro l’Arezzo.
In nemmeno due giorni dal tuo ritorno a Carpi hai già lasciato il segno nella vittoria contro l’Arezzo. Un esordio migliore era impossibile.
“Abbiamo fatto una grande prestazione e sono felice per tutto quello che mi è successo in un giorno e mezzo. Non mi alleno con una squadra da febbraio e non ho fatto il ritiro estivo con la Triestina. Sono stato fortunato perché non era scontato che ieri avrei segnato. Mi sento ancora indietro rispetto al resto del gruppo, spero di entrare presto in forma e dare una mano”.
Il Carpi ti aveva cercato già a gennaio e poi finalmente sei tornato con qualche mese di ritardo. Come hai vissuto queste sessioni di mercato?
“Io volevo tornare già a gennaio, ma purtroppo non c’erano i presupposti e il Carpi prese Cianci. A Imola la mie esperienza è durata poco per colpa del virus e sicuramente non è stata positiva. In estate ho chiesto la risoluzione alla Triestina e ho scelto il Carpi. La società è stata di parola con me. Non mi andava bene altro”.
Quali possono essere i vostri obiettivi?
“Vogliamo fare un campionato tranquillo e salvarci, ma se se andiamo avanti con questo entusiasmo meglio ancora. L’importante è non montarsi mai la testa perché in Serie C si scende in classifica anche perdendo un paio di partite di seguito”.
Nell’estate del 2013 sei andato via poco prima dell’inizio del campionato di Serie B. Quanto ti ha fatto male non fare parte di quel Carpi?
“Fosse per me non me ne sarei mai andato. Ho ancora i brividi se penso a quegli anni. Fu un dispiacere andare via, soprattutto perché il Carpi fece un grande exploit e dopo due anni salì addirittura in Serie A. Credo che avrei potuto giocarmi le mie chance in Serie B, però purtroppo venivo da un’operazione al ginocchio e forse per quello non sono stato tenuto in conto da mister Vecchi, il quale mi aveva espresso stima. Sono felice di essere tornato, mia moglie ha pure pianto quando ha saputo che sarei tornato”.
In questo Carpi molto giovane tu e Gozzi siete i giocatori più esperti.
“Conosco Gozzi dalla Berretti della Reggiana e lui era il capitano. Prima di tornare mi ha parlato bene di tutto nonostante ancora non avesse debuttato”.
Che impressioni hai di Pochesci?
“Il mister ha idee che mi piacciono e il suo modulo l’ho già conosciuto a Pavia”.
Mercoledì contro il Sudtirol, primo con 11 punti a +1 sul Carpi, sarà uno scontro per il vertice.
“Per noi sarà una prova del nove. Giocheremo a viso aperto contro un Sudtirol molto forte che ogni anno arriva quasi fino in fondo ed è allenato da un bravo allenatore come Vecchi”.
Prima del tuo arrivo nell’attacco del Carpi c’erano solo la fisicità di Carletti e la qualità di Biasci e Giovannini. Si può dire che sei l’attaccante che ha il giusto mix fisicità-tecnica? Cosa pensi dei tuoi compagni di reparto?
“Sulla definizione concordo, sono un attaccante che predilige avere la palla sui piedi, ma so anche giocare di fisico o segnare di testa. Tirare le punizioni è un’altra mia caratteristica. Biasci è un ottimo giocatore e si era già visto un anno fa. Carletti mi ha sorpreso quando è entrato e per gli assist che ha dato a Bellini e a me. Giovannini è un giovane talento che quando accelera fanno fatica a prenderlo. Complessivamente tutta la squadra si è comportata benissimo ieri”.
Pochesci ha speso parole al miele per Ghion. Sarà presto per fare paragoni, ma il Carpi ha trovato il regista che mancava da quando è andato via Bianco?
“Bianco quando venne a Carpi aveva appena vinto un campionato di Serie C a La Spezia e prima aveva già giocato in Serie B. Ghion è giovane e ha tutta una carriera davanti. Mi ha fatto un’ottima impressione, è bravo nei passaggi, negli smarcamenti e si è pure guadagnato un rigore”.
Dopo l’addio al Carpi hai vissuto due annate grandiose a Pavia dal 2014 al 2016.
“Dai 27 ai 30 per un attaccante sono gli anni migliori. A Pavia ho vissuto due bellissime annate, ho trovato l’ambiente giusto per esprimermi, mi sono sentito importante e ho avuto la fortuna di giocare in coppia con Alessandro Cesarini che è un mio grande amico. In due anni ho segnato 32 gol, sono stato capocannoniere nel 2015 e vice nel 2016. Ho avuto vari allenatori come Maspero, Vavassori, Marcolini, Brini e Rossini e con tutti abbiamo espresso un calcio sfrontato e offensivo come quello di Pochesci”.